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Le dichiarazioni del Presidente sul Fatto Quotidiano

Terapie Intensive: il punto della situazione del Presidente Nazionale AAROI-EMAC su Il Fatto Quotidiano.

L’età media dei pazienti, che per il 90% dei casi sono intubati, si sta decisamente abbassando. Un numero sempre più crescente ha meno di 50 anni. Ci sono quarantenni, trentenni. Cosa che contribuisce a spiegare il minor tasso di mortalità. “Siamo passati da oltre il 20% a circa il 7%: cinque decessi su 70 ricoverati”, spiega Alessandro Vergallo (nella foto), presidente nazionale di Aaroi-Emac, il sindacato che rappresenta, dal Nord al Sud del Paese, oltre undicimila tra anestesisti, rianimatori e medici dell’emergenza-urgenza.

Pazienti giovani che molto meno frequentemente presentano patologie croniche come cardiopatie, insufficienze respiratorie o renali capaci di aggravare notevolmente il quadro clinico. “Fattore a cui si somma il fatto che è notevolmente migliorato l’approccio terapeutico – prosegue Vergallo –. Oggi, rispetto alla primavera scorsa, possiamo far leva sulle conoscenze scientifiche che abbiamo accumulato in questi mesi, con una corsa contro il tempo”, prosegue Vergallo –. E non siamo più nelle condizioni di un tempo, quando l’accesso alle cure intensive era spesso tardivo e le persone venivano prese in carico in condizioni già disperate. Adesso, ai primi sintomi, ci si rivolge subito al medico, la diagnosi è più precoce”. Con il risultato che si è anche ridotto il tempo medio di permanenza in terapia intensiva: dalle circa due settimane di pochi mesi fa, fino a prima dell’estate, a dieci-dodici giorni. Anche se dopo, per chi ce la fa, scatta la lunga fase della riabilitazione, che mediamente dura circa un mese. … “La strategia adottata da tutte le Regioni – spiega Vergallo –, è quella di individuare degli ospedali super-hub, che oltre ad avere reparti di pneumologia e malattie infettive abbiano anche rianimazioni avanzate. Questo permetterebbe di ottimizzare l’organizzazione della logistica e del personale sanitario. Anche se a nostro parere sarebbe bene aumentare la dotazione con posti letto eventualmente convertibili, non strutturali”.

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