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Burnout, i dati dello Studio AAROI-EMAC

La pandemia da SARS-Cov2 non ha fatto altro che portare alle estreme conseguenze una situazione già critica con un’ampia diffusione del burnout. Lo dimostrano i dati dello Studio AAROI-EMAC, pubblicato su healthcare.it, che nel 2019 ha preso in considerazione 300 Medici Anestesisti Rianimatori partecipanti ai Corsi del Centro di Simulazione Avanzata AAROI-EMAC SimuLearn® di Bologna ai quali è stato sottoposto un Questionario sociologico demografico, realizzato da un esperto in materia.

Nel 2019, nell’arco di circa un anno, il questionario è stato compilato da 101 uomini e 199 donne con dislocazione omogenea tra Nord, Centro e Sud e gruppi suddivisi per fascia di età: 25–29 anni, 30–39 anni, 40–49 anni e >49 anni.

Le domande proposte sono state di vario tipo riguardanti non solo l’ambito lavorativo, ma anche quello privato oltre che riferite al rapporto vita lavorativa – vita famigliare.

L’articolo a firma del Dr Alessandro Vittori, del Prof Franco Marinangeli, della Dr.ssa Elena Giovanna Bignami e dei Dr Alessandro Simonini, Alessandro Vergallo, Gilberto Fiore, Emiliano Petrucci, Marco Cascella, Roberto Pedone mostra che 1/3 del campione poteva essere considerato a basso rischio burnout, un altro terzo a medio rischio ed l’ultimo terzo a alto rischio. In quest’ultimo caso, in pratica, le risposte erano compatibili con le principali peculiarità di chi è in burnout, ossia di chi presenta esaurimento emotivo, depersonolizzazione, mancanza di motivazione con evidenti ripercussioni sia sul lavoro, sia nella vita privata. Il 29% del campione, infatti, ha ottenuto un punteggio ad alto rischio per esaurimento emotivo, seguito dal 36% a rischio medio-alto. Per quel che riguarda la depersonalizzazione il rischio è alto per il 18,7% degli intervistati e medio-alto per il 34,3%.

Tra le situazioni considerate come le più pesanti nella vita lavorativa sono stati segnalati i lunghi turni di lavoro, la litigiosità con i Chirurghi, la litigiosità tra Colleghi della stessa specialità. E’ emerso inoltre che molti degli intervistati non si riscriverebbero alla facoltà di Medicina anche per le difficoltà di far carriera nel proprio ambito e per lo scarso riconoscimento economico rispetto all’attività svolta. Pesa inoltre agli Anestesisti Rianimatori il mancato riconoscimento professionale da parte dei pazienti.

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