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NO all´area contrattuale allargata, NO al tavolo di confronto comune

La lettera che le confederazioni sindacali hanno inviato al Ministro Lorenzin con la richiesta di intervenire presso l’ARAN per forzare l’afferenza dell’intera Area III (dirigenza sanitaria, tecnica, professionale e amministrativa) in un´unica area contrattuale del SSN con l’Area IV (dirigenza medica), nonchè di allargare il tavolo di confronto con Ministro e Governo chiesto dalle OOSS dei medici a tutto il mondo della sanità che rappresentano, è sorprendente.

Quelle stesse sigle finora mute, e ferme, anche di fronte agli scioperi dei medici, sul peggioramento delle condizioni di lavoro, che gli infermieri, quelli che assistono i malati per lo meno, condividono con i medici, sul blocco contrattuale, che erode il potere di acquisto di tutte le retribuzioni in sanità da 7 anni, sulla crisi occupazionale, che spinge infermieri e medici alla emigrazione o al precariato sottopagato, ritrovano miracolosamente la parola per chiedere di accodarsi ai medici e di aggiungere a tavola tre posti in più. Attive solo nell’animare per anni, in splendida solitudine senza la apologia della integrazione, tavoli tecnici per balcanizzare aspetti ordinamentali, quali le competenze professionali, e limitare, forzando una legge finanziaria, quelle dei medici, oggi vogliono inserire nella stessa area contrattuale dirigenti sanitari e dirigenti amministrativi che con i primi condividono solo il luogo di lavoro. Irricevibile.

Ogni qualvolta il Ministero della Salute avvia un dialogo con i Medici, si manifestano tentativi di interdizione, attraverso rivendicazioni di ogni genere, finalizzate al disconoscimento della peculiarità del ruolo professionale dei Medici e delle loro organizzazioni sindacali. Quello odierno, teso ad evitare che possa essere affrontata nelle sedi appropriate la Vertenza Salute in corso, si traduce in un arrogante invito a calpestare non solo le leggi (art. 54 Dlgs 150/2009 e art.11 L. 124/2015, che dispone “la collocazione del personale dirigente amministrativo, tecnico e professionale della sanità nel ruolo unico della dirigenza regionale”) ma anche la logica, volendo accorpare categorie professionali regolate da istituti economici e normativi del tutto differenti.

Il reciproco rispetto di ruoli e competenze tra la professione medica e le altre professioni sanitarie mal si concilia con l’obiettivo di una integrazione non “multiprofessionale”, ma “multidisciplinare”, in una equivalenza di ruoli professionali: dal “task shifting” al “task snatching”. Ammesso che tutti gli infermieri vogliano fare da pedana ai pochi interessati a svincolarsi dall’assistenza al paziente per accedere all’agognato ruolo di dirigenti del SSN. Sarebbe più coerente che chi rivendica competenze meramente gestionali, si unisse con i dirigenti amministrativi. Ma la logica, al giorno d’oggi, appare avere sempre meno seguaci.

Sappiano il Ministro della Salute e quello della Funzione Pubblica, che i Medici considerano inaccettabile una invasione della area contrattuale della dirigenza medica e sanitaria ed un “tavolo di confronto” condiviso con “i rappresentanti di tutte le professioni sanitarie e di assistenza e di tutti i lavoratori che operano nel SSN”. Vigente, tra l’altro, lo strappo operato attraverso il comma 566 della L. 190/2014. E, comunque, nessuno si illuda di partecipare ad un tavolo comune nel tentativo di dettarci le regole del nostro lavoro. Governo e Regioni si adoperino per trovare soluzione alle questioni poste dalla Vertenza Salute e dallo Sciopero Nazionale proclamato per il 17 e 18 marzo, e superare una fase aperta a mille opportunismi, anche favorendo accordi sulle aree contrattuali rispettosi delle specificità professionali per giungere ad una rapida apertura della negoziazione.

 

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