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L’intervista del Presidente Nazionale all’Huffington Post

L’intervista del Presidente Nazionale AAROI-EMAC, Alessandro Vergallo, all’HuffingtonPost sull’attuale situazione delle terapie intensive in Italia.

Dottor Vergallo, quanti sono oggi i vaccinati che finiscono in terapia intensiva?
“I vaccinati che finiscono nelle terapie intensive stanno aumentando, anche se restano una esigua minoranza rispetto ai non vaccinati. Oggi sono circa il 10-11% del totale. In termini assoluti, parliamo di 475 letti occupati in tutto il Paese”.

Che profilo clinico e che età hanno i vaccinati in terapia intensiva?
“I vaccinati in terapia intensiva sono soprattutto pazienti fragili e anziani. Il loro profilo clinico è più o meno simile a quello delle precedenti ondate: hanno quasi tutti patologie preesistenti di vario genere, come obesità, patologie metaboliche, cardiocircolatorie e respiratorie. La maggior parte dei vaccinati ha patologie croniche. La loro età media è all’incirca 60 anni”.

Per quanto riguarda i non vaccinati, qual è la loro età media?
“L’età media dei non vaccinati in terapia intensiva oggi pare essere la più bassa in assoluto, rispetto alle precedenti ondate, si aggira intorno ai 50-55 anni. È diminuita di circa 7-8 anni rispetto alle precedenti ondate”.

Quindi l’età media dei vaccinati in terapia intensiva è 60 anni, mentre quella dei No-Vax è più bassa.
“Questo dato è spiegabile con il fatto che l’età media dei No-Vax in Italia si attesta proprio sui 50 anni. Questo dato ricalca la stessa fascia anagrafica di chi è più riluttante al vaccino in Italia, che sono appunto perlopiù cinquantenni. Non è un caso. La spiegazione più probabile sta proprio nella prevalenza di renitenti al vaccino, che hanno la medesima età mediana. Dobbiamo tenere presente che il vaccino protegge dalle forme più gravi della malattia, e aumenta le probabilità di non finire in terapia intensiva”.

Cosa dobbiamo aspettarci a Natale?
“Finora abbiamo parlato di dati osservazionali. Sul medio termine parliamo invece di previsioni aleatorie, che possono cambiare. Ma, tenendo conto dei fatti, abbiamo motivo di pensare che l’ingresso nell’inverno possa portare a un aumento dei contagi, dei ricoveri ordinari e dei ricoverati in rianimazione. Il motivo è proprio l’effetto stagionale, che aumenta le patologie virali causate dai coronavirus. Se osserviamo le curve dello scorso anno ce ne rendiamo conto. Ma il probabile aumento di contagi e ricoveri nelle prossime settimane può essere spiegato anche con altri due elementi: il 13,2% delle persone in Italia non ha ancora ricevuto nemmeno la prima dose di vaccino, e con le terze dosi siamo ancora all’inizio. Bisogna accelerare, altrimenti i contagi, i ricoveri ordinari e i ricoveri in rianimazione aumenteranno. Tutto dipenderà dalla capacità di coprire la popolazione con la terza dose e dalla capacità di vaccinare chi finora non ha voluto farlo”.

L’intervista

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