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L’intervista del Presidente AAROI-EMAC all’Huffington Post

L’intervista del Presidente Nazionale AAROI-EMAC, Alessandro Vergallo, all’Huffington Post:

“In terapia intensiva vediamo sempre più No Vax e vaccino-scettici ricoverati per Covid. Tra loro è forte il pentimento e il rammarico per aver creduto a teorie complottiste e negazioniste. Si tratta di persone spaventate, la cui paura di morire è palpabile. Ma non mancano gli irriducibili: pazienti che minacciano denuncia ai sanitari nel caso in cui venissero vaccinati mentre sono sedati e non in grado di esprimere il proprio consenso. Ovviamente noi medici non potremmo mai fare nulla del genere, ma loro sembrano convinti del contrario”.

Dottore, parliamo di numeri. Sono in rialzo?
“Sì, in queste settimane stiamo assistendo ad un aumento dei ricoveri in terapia intensiva. In termini assoluti, parliamo di circa 270 letti occupati in tutto il Paese: un numero che, se messo in rapporto ai posti totali disponibili, risulta relativamente basso, ma è quasi triplo rispetto ai dati dello stesso periodo dell’anno scorso. La pressione al momento non preoccupa, ma seguiamo con attenzione la situazione: come ben sappiamo i ricoveri in terapia intensiva seguono di almeno due settimane il contagio. Perciò ripetiamo alle istituzioni: non guardare la fotografia attuale, ma pensare in prospettiva”.

Quanti sono i non vaccinati ricoverati in terapia intensiva?
“Come dicevo i numeri sono ancora relativamente bassi ma, basandoci sui dati disponibili, stimiamo che la percentuale di pazienti ricoverati in intensiva che non hanno ricevuto neanche una dose di vaccino si attesti sul 90-92% del totale. Se da un lato questo conferma l’efficacia dei vaccini anche contro l’infezione sintomatica da variante Delta, dall’altro preoccupa in relazione alla presenza di larghe fasce di popolazione non ancora immunizzate. Purtroppo capita di dover intubare anche soggetti molto giovani e sani. Ancora troppe persone non hanno preso coscienza dei rischi che corrono non vaccinandosi”.

L’età dei ricoverati è scesa?
“Molto e progressivamente. Se l’età mediana della prima ondata era circa 65 anni, oggi si attesta sui 50 anni. Ovviamente più scende l’età, meno sono le patologie concomitanti: questo di solito si traduce in un decorso meno sfavorevole della malattia Covid”.

Diverse età vuol dire anche diversa aderenza alla campagna vaccinale.
“Sì. Gli over 70 risultano in gran parte protetti, mentre a preoccupare è la fascia tra i 50 e i 60 anni: è tra queste persone che si riscontra più resistenza alla campagna vaccinale, generata anche da maggiore suscettibilità a teorie No Vax e complottiste. Peraltro si tratta di una categoria ad alta mobilità sia per esigenze lavorative che ricreative: un fattore da non sottovalutare per la circolazione del virus. L’appello del generale Figliuolo a dare priorità all’immunizzazione della fascia 50-59 anni è più che giusto”.

Cosa dobbiamo aspettarci per le prossime settimane?
“Siamo rianimatori e, in quanto clinici, preferiamo non avventurarci in previsioni che cliniche non sono. Ma, tenendo conto dei fatti, ciò che possiamo attenderci ragionevolmente è un aumento dei ricoveri in rianimazione, lento ma costante, per i prossimi 20-30 giorni. L’andamento dei mesi a venire dipenderà dall’adesione alla campagna vaccinale, dall’efficacia (per ora evidente) dei vaccini di fronte all’emergere di nuove varianti e dal rispetto delle regole anti-contagio da parte della popolazione, anche in mancanza di chiusure e particolari restrizioni. A questi fattori vanno aggiunti la ripartenza delle attività a settembre e il cambiamento delle condizioni climatiche con l’arrivo della prossima stagione autunnale”.

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